I Bitcoin di Mt. Gox sono un argomento abbastanza discusso su Twitter in questi giorni. Come spesso succede, una voce viene messa in giro e comincia a spargersi in modo incontrollabile, diventando accettata come verità. La storia: Mt. Gox (un exchange fallito anni fa) ha molti fondi in Bitcoin che verranno a breve e in parte distribuiti sul mercato. Alcuni credono che questi fondi possano colpire con forza i mercati. Proviamo a capire se è così.
Cos’è Mt. Gox?
Mt. Gox era il più grande exchange di Bitcoin. Fondato in Giappone e inizialmente pensato come marketplace per carte di Magic (da cui l’acronimo del nome), ha rapidamente intuito il potenziale delle cryptomonete e ci si è buttato. Da lì, e in breve tempo, è arrivato al 70% del mercato. Nel 2014 ha iniziato le procedure per la bancarotta; per ragioni ancora non del tutto chiare, una parte importante (600.000 BTC) dei suoi fondi mancavano all’appello.
Il caso si trascina nei tribunali da anni, e per tutto questo tempo i creditori (chi aveva fondi depositati) è in attesa. [Questo, oltre a darci un’idea di uno scenario pessimistico per i tempi di Celsius e colleghi, ricorda l’importanza di mantenere i propri token in un wallet di cui si abbiano le chiavi, magari un hardware wallet].
Ad ogni modo, la ragione per cui se ne parla adesso è che una grossa tranche dei rimborsi dovrebbe essere in arrivo. Alcuni temono che questo avrà conseguenze nefaste per i mercati.
I Bitcoin di Mt. Gox: perché possono essere un problema
Innanzitutto, ci sono crica 850.000 BTC dovuti ai creditori. In realtà, Mt. Gox ha circa 140.000 BTC in questo momento, qualcos’altro in yen e il resto in fiat (yen). Nel 2014 non c’era tutta la scelta di altcoin di oggi.
I creditori potevano scegliere se ricevere la loro parte in anticipo (ad Agosto, pare) oppure alla fine del processo, con la speranza di ottenere una quantità maggiore di fondi -nel caso questi siano scoperti da qualche parte.
Quindi: una percentuale non chiara di 140.000 BTC (circa 3 miliardi di dollari ai prezzi attuali) verrà distribuita ai creditori che hanno scelto di riaverla adesso. A loro scelta tra cash, BTC e BCH. Bene. Questi 3 miliardi di dollari rappresentano una somma molto consistente, e se venissero immessi tutti in una volta sul mercato avrebbero sicuramente un impatto rilevante. Non è però chiaro quanti di questi verranno immessi sul mercato.
Otteroooo, un utente di CT che si dedica a indagare i problemi del mondo crypto (con un interesse particolare per CeFi), è tra quelli che propongono la tesi pessimistica.
In un altro tweet, specula che questo potrebbe essere il wallet da cui i fondi verranno ritirati e distribuiti agli utenti.
Questo wallet era vuoto fino a pochi giorni fa, e ora ha oltre 130.000 BTC. Che, secondo le speculazioni, sono in mano ai liquidatori e pronti ad essere ceduti.
Vuoi ricevere una mail al mese con tutte le novità del mondo crypto? Questa newsletter fa per te!
I Bitcoin di Mt. Gox: perché forse non lo saranno
Un’opinione scritta da Coindesk (che non amo, ma ogni tanto tira fuori dei pezzi pregevoli) sostiene il contrario. Si dice che solo una piccola parte dei 140.000 BTC verranno distribuiti, e che non è detto che tutti li venderanno. Viceversa, si parla di investitori del 2014, cryptosauri, che sono probabilmente innamorati della tecnologia più che dei soldi.
Insomma: l’articolo sostiene che, a meno di enormi colpi di sfortuna, è improbabile che la distribuzione di questi fondi colpisca il mercato con forza.
Ci sono alcune parti dell’articolo con cui non sono d’accordo. In particolare, a mio parere, l’autore dice che solo i fondi distribuiti come BTC possono essere venduti, e che una parte potrebbe volere yen. Sembra però sfuggirgli che, per poter distribuire gli yen, sarà necessario che i liquidatori vendano BTC. Forse questo è il rischio più grande: che una grossa quantità di investitori richieda fiat, e i liquidatori mandino un market order galattico su 2-3 exchange che si mangia tutti gli order book.
Si osserva anche che il massimo dei BTC (140.000) che nel caso peggiore verranno liquidati equivale grosso modo al 10% del totale delle transazioni in un giorno qualunque, e quindi l’impatto non sarebbe così grave. (Dissento da questa affermazione, personalmente: se il 10% del volume venisse messo di colpo in vendita, il colpo sarebbe sì grave. Sia per le vendite in sé, sia per le liquidazioni a catena sulle varie piattaforme DeFi).
Conclusione
Sul tema dell’unlock dei Bitcoin di Mt. Gox, mi trovo tra le due opinioni. Non penso che sarà completamente indolore, ma non credo nemmeno che distruggerà il mercato.
Da un lato è vero che i volumi potenziali sono grandi, e con la grande quantità di debito che c’è sul mercato il rischio di liquidazioni a catena esiste. Questo rende possibile protrarre nel tempo cali inizialmente piccoli.
È anche vero che non mi sento di esagerare l’impatto che questo può avere. E ripeterei uno dei motti della finanza: it’s already priced in. I mercati lo sanno già. È possibile che da qui all’unlock ci siano cali, anche importanti; ma, se questo succederà, sarà probabilmente per altri motivi.
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.