Questa è la storia di cos’è successo a Bitconnect, una delle storie di fallimento più colossali del mondo crypto: questa è la storia di Bitconnect, ovvero l’impennata è il crollo di una piattaforma crypto che aveva raggiunto quasi tre miliardi di capitalizzazione di mercato nel 2018. E se è troppo tardi per chi sia rimasto intrappolato in quel crollo, forse questa storia può essere di aiuto per ridurre il rischio di cadere in simili trappole in futuro.
Cos’era Bitconnect?
Bitconnect era una piattaforma -secondo il marketing della stessa società- di prestiti. Fondamentalmente, aveva una struttura molto simile a quella di molti siti correnti di CeFi (Finanza Centralizzata). Si depositavano nella piattaforma una certa quantità di token BCC, si bloccavano per un certo periodo di tempo, e si otteneva un interesse minimo dell’1% al giorno (40% al mese). Il modo in cui questo interesse venisse corrisposto non era chiarissimo: si parlava di un trading bot su Bitcoin, ovvero un bot in grado di generare profitto in modo quasi magico. Da questo articolo, scritto ai tempi, è possibile risalire all’immagine degli interessi corrisposti da Bitconnect.
Questo si distingue dalla CeFi attuale (che ai tempi, per inciso, non esisteva): oggi gli interessi sono molto più bassi, e corrisposti dando in prestito i token, mettendoli in staking, effettuando strategie di yield farming. (Oppure no, nel caso di alcune società che adottano strategie differenti –vedasi Celsius, per un esempio.
E si distingue molto anche dalla DeFi (Decentralized Finance), in cui le piattaforme sono permitionless: i token vengono depositati su uno smart contract, e la piattaforma DeFi non ha il potere di farci nulla.
L’interesse, comunque, nel caso di Bitconnect veniva corrisposto regolarmente sulla piattaforma stessa. Esiste su Youtube questo vecchio video di uno youtuber che mostra i risultati risalente a Giugno 2017, molti mesi prima che i problemi iniziassero a sorgere.
Cos’è successo a Bitconnect? Impennata e crollo
Dopo un’ICO di discreto successo alla fine del 2016, Bitconnect si affaccia nel pieno del mercato espansivo del 2017. Siamo nell’anno in cui Bitcoin riesce a stabilirsi sopra i $1000 (arrivando a sfiorare i $20.000), e soprattutto in cui per la prima volta la Bitcoin dominance viene colpita. Infatti, dopo essere stata sempre all’80-95% del totale del mercato, quell’anno BTC arriva ad essere meno del 35% del totale.
Tra le ragioni di questo aumento di importanza delle altcoin ci sono sicuramente molto progetti validi. Tra tutti Ethereum, che nel 2017 sta maturando, e su cui si iniziano finalmente a costruire le dApps, grazie all’introduzione degli smart contract. Ma sicuramente, molti di questi progetti erano meno validi e guidati da mercato e shilling più che da merito.
Dopo la sua introduzione, Bitconnect inizia a farsi conoscere per essere sulla bocca di ogni Youtuber. Una delle caratteristiche di Bitconnect -abbastanza rara, per la verità, tra le cryptovalute- era la presenza di un sistema di affiliazione. Ogni utente veniva pagato per gli utenti che portava, secondo uno schema piramidale: 5% per coloro che riferiva, 3% per il secondo livello, 2% per il terzo livello. E’ facile vedere come queste cifre diventassero rapidamente molto importanti per influencer con un numero discreto di followers.
La crescita fu talmente rapida che Bitconnect realizzò una conferenza nel 2017. Uno dei momenti storici del mondo crypto è incapsulato nell’ He he heyyy! di Carlos, uno degli utenti di Bitconnect che parlava di quanto stesse guadagnando.
E poi? Poi il crollo. Gli interessi offerti dalla piattaforma erano insostenibili, le commissioni di affiliazione così elevate suggerivano che il reale guadagno fosse del portare capitale fresco. Il trading bot probabilmente non esisteva. Nel gennaio del 2018, in seguito a un ordine da un tribunale degli Stati Uniti, il sito non permette più di depositare fondi, e il valore di Bitconnect precipita.
Da lì, l’apertura di casi internazionali per cercare i colpevoli. Con processi ancora in atto, ragion per cui non se ne parlerà. Ma soprattutto: con moltissimi soldi bruciati. Il progetto, all’apice, era arrivato a quasi 3 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, che ora ovviamente non esistono più.
La cosa triste è che Bitconnect era riuscita a segmentare in modo crudelmente intelligente il mercato, andando a colpire una categoria in particolare: disperati e che capivano poco di investimenti. Insomma, molte delle persone che avevano investito in Bitconnect erano in una situazione economica complessa, e pensavano di avere trovato la soluzione ai loro problemi.
Cos’è successo a Bitconnect? Le lezioni da imparare.
Quello che è successo a Bitconnect è sicuramente figlio di tempi lontani, in cui molte persone si avvicinavano al mondo crypto in modo ingenuo e speranzoso. Oggi, in molti sensi, la gente è più smaliziata. Eppure, ci sono ogni giorno nuovi utenti. Molti guardano ai rendimenti storici di Bitcoin e pensano: è troppo tardi per guadagnare con Bitcoin. E quindi si mettono alla ricerca di progetti che offrano un margine di guadagno molto, molto più elevato. Questi progetti sono spesso molto rischiosi.
- Attenzione agli schemi di Ponzi. Uno schema di Ponzi è un investimento che offre un ritorno assicurato molto elevato, insostenibile nelle condizioni del mercato attuale. Gli interessi ai primi membri vengono pagati ai nuovi membri, attraendo capitale fresco fino al momento in cui i fondatori scappano con i soldi.
- Attenzione agli schemi piramidali. Ormai illegali in molti Paesi, gli schemi piramidali sono investimenti in cui si guadagna principalmente dall’attrarre nuovi investitori. Molti siti usano programmi referral, e non è in sé un segnale di pericolo; ma quando il guadagno dal programma referral è troppo elevato, è bene aprire gli occhi.
- Se non si capisce come si generano soldi, è bene prestare attenzione. Uno dei problemi peggiori del crypto-mondo è che in molti assumono che sia normale non capire di cosa si occupi un progetto. E’ troppo tecnico. E per quanto ovviamente non tutti siano programmatori, la regola è: se non capisci come funziona, stanne alla larga. Se sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è.
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