La domanda da un milione di dollari: Bitcoin fallirà?
Come sapete o potrete intuire dal nome del sito, credo nel potenziale delle cryptomonete di avere successo. Si legge spessissimo, però, da molti che non conoscono questo mondo, che non c’è futuro. In questo articolo ho quindi deciso di provare a fare l’avvocato del diavolo, e cercare gli argomenti più popolari per cui è possibile che Bitcoin fallirà.
Bitcoin fallirà: tecnologia oppure finanza?
Partiamo da un concetto fondamentale. Le cryptomonete sono un’innovazione tecnologica, nate per permettere trasferimento di denaro in modo decentralizzato, rapido, affidabile ed economico. Io sono fermamente convinto che questo loro aspetto tecnologico, in un modo o nell’altro, avrà successo. E’ troppo grande il vantaggio, in termini di risparmio e di affidabilità.
Il successo tecnologico però non deve necessariamente procedere di pari passo con quello finanziario. Spesso, al contrario, il successo finanziario è un ostacolo. Pensiamo ad Ethereum: l’aumento di valore del token fa si che le commissioni siano molto elevate, e quindi di fatto rende meno vantaggiosa la tecnologia.
Il successo finanziario è qualcosa che, come amante delle cryptomonete, mi interessa meno. E’ anche qualcosa che non sono sicuro sia sostenibile. L’uso di Bitcoin dipende da una certa stabilità nel suo valore.
Bitcoin è una bolla
La prima ragione addotta da chi crede che Bitcoin fallirà (e con esso le altre cryptomonete) è che è solo una bolla speculativa. Questa critica riguarda l’aspetto finanziario. Si suppone infatti che i token abbiano senso di esistere solo a patto che il loro valore continui aumentando, e si vede un aumento eccessivo del loro prezzo che non si considera sostenibile.
Non ho un’obiezione diretta per questa posizione.
Il capitalismo è di fatto una successione di bolle speculative che via via esplodono e lasciano spazio a depressioni. Possiamo pensare al martedì nero di Wall Street nel 1929, alla dotcom bubble nel 2001, alla bolla dei mutui nel 2007 giusto per citare tre tra le più conosciute. Possiamo pensare alla quantità di dollari stampata nel 2020, 5 trilioni, equivalente a un terzo del PIL degli Stati Uniti.
E’ possibile che Bitcoin sia una bolla. Del resto, è pressochè impossibile attribuire un valore a Bitcoin. Questo non significa, però, che Bitcoin fallirà. Significa solo che chi acquista crypto solo per profitto deve prestare attenzione a questa evenienza, essere consapevole del rischio finanziario, ed evitare un portafoglio troppo sbilanciato.
Bitcoin è usato solo per acquisti nel deep web o illegali
Il carattere di anonimità di Bitcoin lo rende adatto ad effettuare acquisti che non siano tracciabili. Di conseguenza, in molti lo additano come colpevole di permettere transazioni illegali, finanziamenti a regimi oppressivi, o anche semplicemente evasione fiscale.
Mi viene da dire: ma queste cose sono iniziate con le cryptomonete o esistevano già prima? In fondo, è sufficiente accordarsi per trasferimenti in contante -questo, sì, completamente anonimo e irrintracciabile- se si vuole aggirare la legge. E poi è realmente possibile utilizzare cryptomonete a fini illegali su larga scala?
Ipotizziamo che una persona abbia un sito nel deep web in cui vende qualcosa di illegale, e ipotizziamo che utilizzi Bitcoin come metodo di pagamento. Ipotizziamo che fatturi 1 milione di dollari all’anno, in Bitcoin. Questa persona vorrà ora utilizzare questi soldi: per comprare oggetti, per investire, per qualunque altra ragione. Per poterli ritirare, dovrà necessariamente passare per un exchange come Coinbase, oppure per una prepagata crypto. Voi pensate che un governo non si accorga che 1 milione di dollari appaia all’improvviso sul suo conto in banca?
Per quanto furbo uno sia, è a mio parere estremamente difficile convertire grandi quantità di Bitcoin in valuta fiat senza lasciare tracce. A meno che il sistema finanziario tradizionale non sia d’accordo -e in quel caso, la colpa sarebbe delle cryptomonete?
Sul fatto che Bitcoin sia poco usato in transazioni legali, poi, questo è un dato di fatto -ma allo stesso tempo è qualcosa che potrebbe presto cambiare, quando le commissioni verranno ridotte.
Bitcoin fallirà perchè non è scalabile
Un’altra critica fondamentale a Bitcoin è il limitato numero di transazioni per secondo (TPS) che può processare, e il conseguente innalzamento delle commissioni a livelli che lo rendono fondamentalmente inutile per le piccole transazioni. Bitcoin non può essere usato per comprare il proverbiale caffè, dicono, e quindi è inutile.
E del resto, questa bella immagine di howmuch.net mostra come Bitcoin abbia una capacità di processare transazioni infinitesimale rispetto a quella di Visa.
Tutto giusto. Ad oggi, de facto, Bitcoin e la gran parte delle cryptomonete che si basano sulla PoW sono inutilizzabili per le piccole transazioni.
C’è però speranza: molte alternative sono sul tavolo di molti progetti. Senza andare a parlare di token piccoli possiamo citare Lightning Network di Bitcoin ed Ethereum 2.0.
Nel caso di Bitcoin LN (di cui parliamo qui), l’esecuzione di molte operazioni off chain permetterebbe un enorme snellimento del network.
Nel caso di Ethereum 2.0 (eccone un articolo), il passaggio da PoW a PoS comporterebbe un grande aumento delle TPS possibili, e la conseguente riduzione delle commissioni. E’ importante sottolineare che entrambe le soluzioni sono ad oggi in beta, e non è sicuro che il loro sviluppo avverrà in tempi brevi, o addirittura che sia tecnicamente possibile.
E se vogliamo parlare di altri progetti, NANO permette transazioni istantanee, gratuite e scalabili potenzalmente all’infinito.
Bitcoin fallirà per colpa di Tether
Questa è una tesi improvvisamente molto accreditata da parte dei giganti della finanza: Bitcoin fallirà perchè Tether è fuffa. Ho osservato in particolare un grande aumento di articoli sul tema da parte di giornali dediti alla finanza “tradizionale”. Un po’ come quando un bambino impara una nuova parola, e la ripete quanto può: hanno scoperto che Tether esiste, e quindi devono parlarne il più possibile per far sembrare che il loro odio sia motivato.
Il Tether è una stablecoin che è nata per seguire il dollaro americano. Inizialmente dichiarava di avere riserve per l’importo coniato, mentre successivamente ha corretto il tiro, dicendo che le riserve sono in dollari, altre valute e altri asset. L’accusa all’ecosistema crypto è che molti acquisti avvengono tramite Tether, e quindi non siano altro che inflazione (notate una somiglianza con il rally del mercato azionario nel 2020?).
Ciò che queste persone non capiscono è che se una cryptomoneta è acquistata con Tether, è anche venduta in cambio di Tether: chi la vende sta accettando questo token in cambio dei suoi Bitcoin. E che potrà sempre, in teoria, convertire USDT in dollari direttamente alla fonte, ovvero Bitfinex.
In tanti nel mondo crypto parlano di USDT e dei suoi problemi, da almeno tre anni. Ma proviamo a considerare il caso peggiore: USDT non ha riserve, il peg con il dollaro viene meno, il suo valore precipità. Bitcoin fallirà per questo? Sicuramente potremmo aspettarci una crisi, un bear market anche prolungato e difficile. Questo, tuttavia, non modificherebbe di una virgola il valore tecnico di Bitcoin e degli altri token. Anzi, tornando al primo punto, renderebbe di fatto le commissioni molto inferiori, e quindi ne migliorerebbe l’usabilità.
Riassumendo: accusano Tether di essere una valuta che afferma di essere stabile, ma in realtà è a riserva frazionale. Proprio come il dollaro e l’euro!
(Al di là dell’ironia, Tether presenta alcuni problemi. Se vuoi approfondire, ti lascio questo mio articolo!)
Bitcoin fallirà perchè è un invesimento senza cash flow
Nel sempiterno dibattito se Bitcoin sia valuta oppure asset, quelli che scelgono il secondo punto di vista attaccano Bitcoin in quando non produce cash flow. Le azioni, dicono, producono dividendi; le obbligazioni, cedole. Di conseguenza, dato che Bitcoin dipende da un aumento di valore per avere senso come investimento, non è un investimento.
Questa è la critica più facilmente attaccabile, in almeno due punti.
- Molti asset (penso ad esempio all’oro) non offrono alcun tipo di cash flow. Eppure, sono considerati asset investibili (e per giunta beni rifugio). Allo stesso modo, qualunque investitore mantiene sempre una certa quantità di moneta fiat all’interno del suo portafoglio, a sua volta incapace di dare alcun tipo di ritorno.
- Non è vero che le cryptomonete non offrono cash flow. Consideriamo la PoS: chi possiede il token e lo staka per permettere all’infrastruttura di funzionare ottiene un ritorno. Pensiamo alla DeFi: è possibile dare a prestito un token (soprattutto quelli dell’universo ERC20) per ottenere un ritorno sotto forma di interessi, in modo concettualmente affine a un’obbligazione, con l’unica differenza dell’overcollateralization, e di conseguenza la teorica impossibilità di default del debitore.
Conclusione
In questo articolo ho provato a raccogliere le varie tesi contro le cryptomonete, e le ragioni suggerite per le cuali secondo alcuni Bitcoin fallirà. A mio parere, le istituzioni della finanza tradizionale, che si rifiutano di vedere le cryptomonete come una reale possibilità di investimento, non riescono a vedere ciò che vede un crypto enthusiast. Prima che essere un’opportunità di investimento, una cryptomoneta è un’opportunità tecnologica. Che poi le sia fiorito attorno un mercato, potenzialmente inflazionato e irrazionale, è un dato di fatto. Ma la visione di Satoshi era in fondo quella di creare un denaro nuovo. Era una visione filosofica e sociale, non economica. Era il desiderio di decentralizzazione, non di guadagno.
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.
Pingback: Guida sulle cryptomonete. Da dove iniziare? - CryptoEccetera
Pingback: Cos'è BTCU, la nuova fork di Bitcoin che copia Ethereum - CryptoEccetera