Voyager è in bancarotta. Più precisamente, ha avviato le procedure per il Chapter 11, nell’ordinamento americano usato per ristrutturare i debiti. In soldoni: la società CeFi ha più debiti che asset, e non è in grado di ripagare interamente i suoi creditori (tra cui chi ha depositato token nella piattaforma).
La decisione di Voyager era abbastanza prevedibile, e potrebbe essere seguita da altre società. Segue di pochi giorni la stessa decisione da parte del fondo 3AC, ma è particolarmente significativa perché Voyager è una società quotata in borsa.
Voyager è in bancarotta: cosa è successo?
Le ultime settimane sono state difficili per molte società nel mondo crypto. In pratica, ho letto notizie preoccupanti su praticamente qualunque società. In particolare exchange centralizzati e piattaforme CeFi.
Celsius è stata la prima piattaforma CeFi a bloccare i prelievi, seguita da diversi altri concorrenti. Ciascuno ha motivazioni differenti, ma tutto ha avuto due detonanti fondamentali: il crollo di Luna, innanzitutto, che ha fatto sparire decine di miliardi di dollari. Il fallimento di 3AC, un fondo che aveva AUM (Asset Under Management) per miliardi.
Da questi due detonanti è iniziata una serie di problemi lunghissima, causati da liquidazioni a catena e una generale corsa per l’uscita che sta lasciando molte società in difficoltà. Tra queste, ufficialmente, anche Voyager.
Voyager ha dichiarato di avere offerto un prestito da oltre 650 milioni di dollari. Senza garanzie. Cosa che, ovviamente, non farebbero mai con un cliente retail. E, adesso che 3AC è ufficialmente in default, la loro speranza di poterli riavere indietro è molto ridotta. Ecco quindi l’annuncio ufficiale del Chapter 11.
Come funziona il Chapter 11?
Voyager è in bancarotta, quindi. Più precisamente, hanno iniziato un Chapter 11 volontario.
Cosa comporta questo?
In parole molto semplici, Chapter 11 è l’articolo con cui una società cerca di ristrutturare le proprie passività perché non è in grado di ripagare tutti i suoi creditori.
Tra i creditori, naturalmente, ci sono anche gli utenti che avevano depositato token nella piattaforma. Il fatto che Voyager è in bancarotta significa che, probabilmente, queste persone non saranno in grado di riottenere i loro token e coin. Non tutti, perlomeno.
Per quanto il ruolo delle società CeFi non sia ancora troppo chiaro, sembra ormai evidente che l’assicurazione FDIC (che negli USA protegge i conti correnti fino a 250 mila dollari in caso di fallimento della banca) non si applica. Neppure alle stablecoin.
Viceversa, quello che dicono i vari CEX e società CeFi è che gli utenti unsecured creditors, creditori non assicurati. Quindi, i token hanno precedenza sul capitale (ovviamente), ma sono subordinate ad altri creditori.
Insomma, adesso bisognerà vedere come Voyager ristrutturerà il proprio debito. Il risultato di un Chapter 11 non è quasi mai la liquidazione degli asset; moltissime grandi imprese ci sono passate, e sono ancora in vita. Pensiamo a GM, Chrysler e American Airlines.
Ovviamente, però, praticamente la metà del bilancio di Voyager è e rimarrà bloccata per anni nella bancarotta di 3AC. E, anche qualora riuscissero a riaverne una parte importante, bisognerà vedere se gli utenti decideranno di tornare a fidarsi di loro.
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.