USDT è sicuro? La domanda è costante: ce lo chiediamo dal 2017. La stablecoin di casa Bitfinex è sotto scrutinio costantemente, attaccata per la sua relativa mancanza di trasparenza. C’è chi si straccia le vesti da anni, annunciando il crollo imminente -per ora, a torto.
Ultimamente, però, una cosa nuova sta succedendo: grandi quantità di USDT vengono bruciate da investitori che decidono di riavere indietro i loro token. Questo potrebbe mettere sotto pressione la liquidità -se non la solvibilità- del protocollo. Con conseguenze che potrebbero essere devastanti. Proviamo, ancora una volta, a capire se USDT è sicuro.
Cos’è Tether (USDT)?
Tether è una stablecoin. Collegata all’exchange Bitfinex, è stata la prima grande stablecoin, e anche per questo rimane la più grande, al terzo posto per capitalizzazione di mercato dietro a Bitcoin ed ETH. Nata come token ERC-20 su Ethereum, oggi è disponibile su svariati ecosistemi e rimane una forza dominante della DeFi.
Tether è stata al centro di molte controversie. Inizialmente, dichiaravano di essere al 100% coperti da dollari americani. Anche in seguito a ingiunzioni da parte di giudici americani, ha modificato le sue dichiarazioni: garantita sì al 100%, ma da vari asset che includono dollari americani, titoli a breve termine (tra cui i famigerati commercial papers) e anche token.
L’accusa mossa a Tether da anni è di essere stata coniata dagli stessi creatori e inserita nel mercato per comprare BTC e altri token. E, nonostante da anni pubblichino attestations da parte di revisori contabili, la trasparenza rimane limitata.
Ad ottobre 2021, meno del 10% dei loro asset erano detenuti in dollari “cash”, e quasi la metà della capitalizzazione di mercato in commercial papers -tra cui, a quanto alcuni sostengono (ancora una volta senza prove), di società cinesi del real estate in crisi.
È normale, nel mercato delle stablecoin garantite da riserva, che le società che le creano investano i fondi in titoli liquidi e a breve termine; questo, di per sé, non è motivo di preoccupazione. Esiste però un problema potenziale: se la liquidità non è sufficiente e ci sono molte persone che chiedono indietro i loro dollari, potrebbe essere impossibile soddisfare le richieste.
USDT è sicuro? Liquidità e burn
Ma quindi, USDT è sicuro? Assumendo che l’attestation sia corretta (ci sono modi per teoricamente girarci attorno, ma assumiamo che i dati siano tutti giusti), esiste un problema potenziale di liquidità. Soprattutto se in molti restituiscono i propri USDT per chiedere indietro dollari.
In quest’ultimo periodo, anche a causa di quanto successo a UST, molti investitori hanno iniziato a muoversi con i piedi di piombo. Anche USDT ha subito questa sorte: quasi 20 miliardi sono stati bruciati in un mese e mezzo. Oltre il 20% della capitalizzazione massima, registrata a Maggio 2022. E si può vedere come il calo sia estremamente elevato, e il più pesante nella storia della stablecoin.
Paolo Ardoino, CTO di Bitfinex e Tether, ha dichiarato che questo crollo della market cap sia dovuto a un attacco coordinato da parte di fondi e speculatori, agitando il famigerato spettro dello short squeeze.
Secondo lui, quindi, questi grandi investitori avrebbero assunto posizioni corte su USDT, scommettendo sul suo crollo. Non c’è modo per confermare o smentire queste voci. La mia opinione personale? È possibile che qualcuno di grande stia provando ad attaccare Tether. Ma c’è sicuramente una percentuale di investitori che preferisce altre stablecoin (o direttamente valuta fiat) anziché USDT. Pensare che il calo della market cap di USDT sia unicamente dovuto a speculazione è, a mio parere, ingenuo.
USDT è sicuro? Il famigerato burn address
Ad aggiungere benzina al fuoco, una discussione su CT riguardo all’effettivo burn di una grande quantità di token.
Traduco: Whale Alert, un bot che condivide grandi transazioni, ha dichiarato che 4 miliardi e mezzo di USDT sono stati trasferiti a un indirizzo appartenente a Bitfinex. Paolo Ardoino ha risposto, dichiarando che questi token sono viceversa stati bruciati.
Il burn di token avviene in modo poco elegante: vengono trasferiti a un wallet a cui nessuno ha accesso. In questo modo, dato che sono impossibili da usare, possono essere considerati inesistenti. Secondo quanto condiviso da Ardoino, questi token vanno considerati inesistenti, perché verranno a breve trasferiti in un indirizzo morto.
CT non ha preso troppo bene questa discussione. Non tutti credono alla realtà di queste parole, e ovviamente la FUD nei confronti di Tether ha avuto un’ulteriore fiammata.
USDT è sicuro? Rischio sistemico
Che sia un attacco coordinato o meno, rimane una grande verità: Tether si trova di fronte a una grande quantità di investitori che non credono nel loro token. E questo può avere conseguenze pericolose.
Se i burn continueranno, Tether sarà costretta a vendere alcuni dei suoi asset. Non è verificabile l’esatta composizione del loro portafoglio. Quello che è chiaro è che, se si trovassero a dover vendere grandi quantità di asset sul mercato all’improvviso, probabilmente non riuscirebbero a realizzare il valore iscritto a bilancio: incorrerebbero in una perdita.
Questa situazione non è unica del mondo crypto: le bank run, o panici finanziari, nascono nel mondo delle banche commerciali. Che spesso, quando hanno problemi, non è per mancanza di asset. Il problema è la mancanza di liquidità: hanno i fondi, ma non sono in grado di venderli abbastanza rapidamente.
Questo stesso problema, ad esempio, potrebbe essere quello che ha Celsius: magari i fondi li hanno anche, ma sono bloccati e poco liquidi in asset come stETH, e venderli comporterebbe una minusvalenza.
Insomma: se il mercato inizia a pensare seriamente che Tether diventerà illiquido o insolvente, Tether rischia realmente di diventare illiquido o insolvente. A prescindere dal loro risk management.
Conclusione: USDT è sicuro? Forse. Non abbiamo dati sufficienti per smentire questa ipotesi al di là di ogni ragionevole dubbio. Però, a mio parere, andrebbe seriamente considerata l’opportunità di detenere fondi in USDT anziché in dollari o euro. Specialmente in un mercato che mostra così tanta instabilità.