Cos’è THORChain? In breve: è un network che ambisce a permettere lo scambio di token di blockchain diverse. Il problema evidenziato è chiaro: le blockchain fanno molta fatica a parlarsi tra loro. Certo, esistono gli exchange centralizzati che permettono di scambiarle facilmente. Ma a che prezzo? La centralizzazione, appunto -per un purista del mondo crypto, un prezzo più alto delle commissioni di Ethereum. Beh, quasi.
In questo articolo vedremo cos’è THORChain, cos’è il suo token RUNE, e in che modo funzionano.
Cos’è THORChain? Una spiegazione tecnica
Come sempre, per spiegare cos’è THORChain, è necessario iniziare da ciò che fa e a cosa serve. Queste informazioni sono in gran parte tratte dal sito di THORChain e dal loro whitepaper.
Come accennato, THORChain è un network che vuole collegare token appartenenti a diverse blockchain, permettendo a un utente di scambiare -ad esempio- ETH con BTC in modo decentralizzato. E’ vero, esistono modi di farlo già adesso -ad esempio, utilizzando token ERC-20 che sono garantiti al 100% da BTC e quindi ne seguono il valore. Ma è un operazione laboriosa, che richiede diversi passaggi e un certo grado di conoscenza.
Alla base, quindi, THORChain è un DEX –qualcosa di simile a Uniswap, per citare quello che tutti conoscerete. E’ un exchange decentralizzato, in cui gli utenti forniscono token per ottenere una ricompensa (vedremo sotto che tipo). MA, a differenza di Uniswap, ospita diversi tipi di token.
Cross-chain: il fascino delle buzzword
Qualche mese fa, DeFi era la parola chiave: tutti i progetti volevano in qualche modo rientrare in quella categoria, data l’esplosione di interesse. Questo ha portato anche a incensare progetti non particolarmente innovativi (EtherDelta, un DEX in giro da anni, non lo ha mai considerato nessuno perchè non permetteva lo staking!). Da amante della tecnologia blockchain, non mi interessa e anzi a volte mi infastidisce il dover impacchettare un progetto come opportunità di guadagno -ma tant’è.
Più recentemente, da quando Polkadot (di cos’è Polkadot parliamo qui) è arrivato dal nulla e si è piazzato in top5 per capitalizzazione di mercato, cross-chain è diventata la parola chiave. Abbiamo ad esempio recentemente menzionato Bondly -stesso concetto. Ma perchè il l’interoperabilità è ora così importante?
Guardando indietro, alla bull run del 2017, ricordo che l’idea diffusa era che alla fine solo una (o pochissime) blockchain sarebbero sopravvissute. In fondo, perchè dovrebbero esistere decine di cryptomonete, se una è tecnicamente migliore per i pagamenti? Nel 2020, invece, sono nati talmente tanti progetti che l’idea diffusa è: possono coesistere. E questo ha portato al desiderio di collegare le blockchain, tradizionalmente non comunicanti. THORChain non fa eccezione.
Continuous liquidity pools: liquidità!
Un problema che affligge spesso i DEX è la poca liquidità. Pensiamo ad esempio a coppie di token relativamente piccole: il rischio è che transazioni anche di importi ridotti spostino il prezzo in modo significativo. Ciò è male sia per l’utente, sia per il liquidity provider. Il primo avrà price slippage, ovvero l’ordine sarà eseguito a un prezzo peggiore rispetto al previsto. Il secondo sarà esposto a impermanent loss, ovvero il rischio di vedere una riduzione nel valore dei propri token.
Molti DEX risolvono questso problema con i pool -THORChain non fa eccezione. Nel loro caso si chiamano Continuous Liquidity Pools (CLPs): in sostanza, un liquidity provider deve depositare una coppia di token, e non uno solo. Ad esempio, se vuole fornire liquidità alla coppia, depositerà BTC ed ETH in modo bilanciato.
Se qualcuno comprerà BTC in cambio di ETH, l’algoritmo ribilancerà i prezzi: BTC, essendo ora presente in minor quantità, aumenterà leggermente di prezzo. Questo crea l’incentivo per i trader di effettuare il trade opposto, realizzando un arbitraggio e riequilibrando i pool.
RUNE token: il ponte tra i pool
THORChain fa un ulteriore passo importante: crea il loro token (RUNE), che deve essere utilizzato in tutte le liquidity pool. Ovvero: chi vuole partecipare a un liquidity pool deve depositare RUNE e BTC, o RUNE ed ETH, eccetera, in uguale valore. Ciò garantisce di limitare notevolmente il numero di CLP necessari: ce n’è uno per token, usando RUNE come controparte. (Questo approccio è lo stesso preso da Bancor, che è a mio parere uno dei padri fondatori della DeFi).
Come mostrato in questo spreadsheet, l’offerta di RUNE ha un valore prefissato: 500 milioni. THORChain funziona tramite PoS (Proof of Stake), ovvero è possibile stakare RUNE per approvare le transazioni e ottenere una ricompensa.
Oltre a fungere da ponte per tutti i liquidity pools, RUNE è un token abbastanza tradizionale: ha la solita generica funzione di governance.
THORSwap e altri progetti: la famiglia cresce
Con la crescita di THORSwap, molti nuovi progetti stanno apparendo. E una delle cose sorprendenti, a mio parere, è l’integrazione tra i progetti stessi e THORChain, la rete principale.
Uno dei primi progetti di cui vale la pena parlare è THORSwap, l’exchange cross-chain che funziona un po’ come PancakeSwap, con liquidity pools; la differenza fondamentale è la possibilità di scambiare token appartenenti a blockchain differenti, un’innovazione rivoluzionaria per questo mondo. Per ora si parla di numeri piccoli, e soprattutto il codice è ancora esposto ad hack (l’ultimo avvenuto a Luglio), ma ha il potenziale di rendere obsoleti gli exchange centralizzati. THORSwap sta offrendo ora il suo nuovo token. Ed è solo uno dei progetti che stanno aggiungendosi.
Offrire liquidità a un AMM è sempre rischioso. Offrirla a un protocollo che è ancora nella sua fase embrionale e che sta provando qualcosa di così tanto difficile è a maggior ragione da evitare per chiunque non abbia un’altissima tolleranza al rischio. Ovviamente il rendimento offerto è molto elevato; ma è elevato appunto per la paura del mercato, giustificata e giustificabile dalla giovinezza del progetto.
Un altro progetto strettamente collegato alla famiglia THORChain è XDEFI wallet, il wallet web3 che permette di utilizzare token appartenenti a varie blockchain. Ne parliamo qui.
Cos’è THORChain? Ricompense e incentives pendulum
I più attenti tra voi avranno notato che esistono due tipi di incentivi nel network: depositare una coppia RUNE-token per offrire liquidità a un pool, e lo staking di RUNE. Vediamo in che modo queste due attività vengono ricompensate.
- Liquidity provider: offrendo una coppia (ad esempio RUNE-Token), si verrà ricompensati in BTC e in RUNE.
- Staking (nodo): stakando RUNE, si verrà ricompensati in RUNE. (E’ necessario immobilizzare almeno 1 milione di RUNE per poter essere considerati come nodi).
Il pendolo degli incentivi (incentives pendulum), esposto in questo articolo da THORChain, si preoccupa esattamente di definire la ricompensa per liquidity providers e nodi.
Nello stato ottimale, il capitale è suddiviso equamente tra pools e nodi. Di conseguenza, il 50% del capitale è RUNE stakato, il 25% è RUNE in pool, e il restante 25% è la somma degli altri asset accoppiati con RUNE.
Quando questa uguaglianza cambia, ciò che accade è semplice: la ricompensa cambia per riequilibrarlo. Ad esempio, se troppe persone iniziano a voler essere nodi, la ricompensa per lo staking aumenta, convincendo in teoria una parte di quei nodi a diventare pools. In questo modo, si continua a riequilibrare i due universi.
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Cos’è THORChain? I suoi problemi
A mio parere, THORChain è uno dei progetti più promettenti in ambito DeFi. Ci sono, però, alcune cose che mi fanno personalmente storcere il naso.
- Ne rimarrà solo uno. A mio parere, il mondo DeFi è particolarmente accentratore. Se ci sono molti progetti concorrenti, la liquidità è suddivisa tra questi, e quindi molte coppie sono illiquide. Quindi, a mio parere, delle tante opzioni che esistono ora ne rimarranno molte meno.
- Centralizzazione? Abbiamo visto che essere un nodo, e quindi poter stakare, richiede 1 milione di RUNE (diversi milioni di dollari). Inoltre, THORChain NON permette di delegare i token, a differenza di molti altri PoS. Per quanto questo lo renda più sicuro, limitando il rischio di comportamento scorretto da parte del nodo (i token sono tutti suoi), la cifra minima è molto elevata. Mi aspetto quindi che pochi nodi saranno disposti a bloccare i milioni necessari, ottenendo un ritorno molto elevato (per il pendolo) e creando un accentramento del potere.
- Limite alla crescita possibile? Dato che il totale di RUNE è limitato (massimo 500 milioni), si viene a creare un tetto ai guadagni possibili. Se ciò farà crescere il valore di RUNE, il problema #2 diventerà ancora più serio. A un certo punto, fungere da pool potrebbe diventare semplicemente non redditizio.
Conclusione: cos’è THORChain?
Abbiamo visto in questo articolo cos’è THORChain, e in che modo ambisca a creare un ecosistema in grado di collegare blockchain separate. La cosa affascinante di questi network cross-chain è che possono operare tra loro: immaginate, ad esempio, se THORChain decidesse di affittare uno slot su Polkadot per eseguire le loro transazioni su questa infrastruttura.
In generale, considero THORChain un progetto tecnologicamente interessante. Il che non significa che sia necessariamente una buona speculazione: come sapete, mi tengo lontano da questo genere di consigli. Per ragioni legali e perchè il mondo crypto è troppo affollato per prevedere chi saranno i vincitori.
Per usare un DEX senza le fees de Ethereum, esistono alternative già sul mercato. Tra loro, la più nota è probabilmente PancakeSwap.
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.
Grazie mille,
chiarissimo come sempre.
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