Negli ultimi giorni, il token UNI è comparso improvvisamente in top100. Ma cos’è Uniswap? In breve: un exchange decentralizzato, ovvero un protocollo che permette di scambiare token (ERC-20, ovvero basati su Ethereum) senza passare per un intermediario come Coinbase o Binance, basato sui cosiddetti liquidity pool per gestire domanda e offerta di ciascuna coppia di token. Vediamo come funziona.
Cos’è Uniswap: caratteristiche tecniche
Per spiegare cos’è Uniswap, è necessario un po’ di gergo. Uniswap è un exchange decentralizzato, open source, basato su token del tipo ERC-20 -come Ethereum, DAI, EOS solo per citarne alcuni. Fondamentalmente, permette a un utente di scambiare i suoi token ERC-20, senza passare da un exchange centralizzato. La mancanza di un intermediario, oltre a commissioni potenzialmente (sottolineo il potenzialmente, come vedremo dopo) più basse, permette anonimato, minori rischi di problemi tecnici del sito, e soprattutto di mantenere le chiavi.
Quello delle keys è un problema concettualmente fondamentale: quando si usa un exchange come Binance o Coinbase, i nostri token sono fisicamente nei loro wallet. Di conseguenza, se c’è un furto, un hack, un problema tecnico, noi potenzialmente possiamo perdere tutto. Viceversa, una soluzione decentralizzata significa che l’unico modo in cui mi possono rubare i token è se le chiavi le rubano a me. Ora, il rischio che un grande exchange perda le chiavi è estremamente basso, ma la community crypto è piuttosto dogmatica, e quindi la decentralizzazione rimane cruciale.
Nel caso di Uniswap -e di protocolli simili-, lo scambio avviene tramite un wallet web3, come MetaMask, Coinbase wallet o simili, che di fatto lasciano i token nel possesso del proprietario.
Cos’è Uniswap: i liquidity pool
Uniswap funziona in modo leggermente diverso da un exchange centralizzato. Su Binance esiste una domanda e un’offerta: io sto comprando i token di un altro utente, e li sto vendendo a lui. Altri exchange decentralizzati (Etherdelta, per fare un nome) funzionano allo stesso modo.
Uniswap, al contrario, funziona tramite liquidity pool. Cos’è un liquidity pool? Fondamentalmente, un utente contribuisce un determinato token, per esempio EOS. Allo stesso tempo, deve contribuire anche ETH nella stessa quantità. Facciamo un esempio semplice: l’utente Tizio invia allo smart contract 1ETH, e EOS per l’equivalente di 1ETH (sempre 1:1).
L’utente Caio arriva su Uniswap e decide di scambiare 0,1 ETH in cambio di EOS. A questo punto, nel liquidity pool rimangono 1,1 ETH e 0,9 ETH in EOS. Il prezzo di EOS in ETH su Uniswap aumenterà, in modo tale che il liquidity pool rimanga sempre 1:1.
Infine Sempronio, che è un trader, si rende conto che su Uniswap EOS ha un prezzo molto alto. Di conseguenza, scambia su Binance ETH per EOS, invia EOS sul suo wallet MetaMask e lo converte in ETH su Uniswap.
Tutto questo circuito, basato su domanda e offerta, permette che gli utenti riequilibrino continuamente i prezzi relativi di due token. L’utente Tizio riceverà lo 0,3% in commissioni pagato da Caio e lo 0,3% in commissioni pagato da Sempronio, che poi è il motivo che incoraggia un utente a lasciare i propri token su Uniswap. Inoltre, tutti gli utenti pagheranno spese di transazione, che con il costo del gas in questo momento sono abbastanza elevate.
Cos’è Uniswap 2.0: ERC-20 to ERC-20
Nella prima versione di Uniswap, era sempre necessario passare per ETH. Questo significa che se avevo DAI e volevo EOS, era necessario effettuare due conversioni (DAI-ETH, ETH-EOS) – il che significa commissioni doppie, e doppie spese di transazione (che vedremo tra poco). Nella versione 2.0, è ora possibile evitare questa doppia conversione. Un miglioramento molto importante, che riduce notevolmente il costo di utilizzare la piattaforma.
UNI: il token di Uniswap che ha ingolfato Ethereum
Nel mese di Settembre 2020, Uniswap ha deciso di distribuire il proprio token sul mercato. Il modo in cui è stato fatto è molto particolare: tutti coloro che hanno dato liquidità al protocollo hanno ricevuto, in percentuale, una certa quantità di UNI. La cosa ancora più particolare: il minimo distribuito era 400 UNI, dal valore di circa $1500! Quindi una persona che aveva dato 1€ di liquidità a Uniswap, magari per provare, si è trovato con una quantità di UNI molto elevata. Purtroppo io non sono uno di loro. Nessuno sapeva che questo sarebbe accaduto, ovviamente, e di conseguenza solo chi aveva investito nel progetto si è trovato con questo regalo per le mani.
La distribuzione (airdrop, in gergo) di questo token ha completamente ingolfato ETH. Già prima la situazione era complessa, ma nel mese di Settembre 2020 un trasferimento di ETH costa non meno di $3 e fino a $5 – e pensare che tre anni fa, quando ETH valeva il doppio e il costo di transazione era meno della metà, ci si lamentava già che fosse troppo.
Il problema è che in questi anni ETH ha fatto passi da gigante, ma il numero di progetti basati su ETH è aumentato esponenzialmente. La nostra unica speranza è ETH 2.0, lo sharding, o qualche soluzione alternativa. Ad oggi, ETH semplicemente non è in grado di sorreggere da solo l’intero mondo DeFi.
A cosa serve il token UNI? Per ora a poco, governance -ovvero diritto di voto su questioni tecniche poco interessanti per l’utente medio. Come molti token simili, l’interesse è soprattutto speculativo.
Cos’è Uniswap: come scambiare token.
Abbiamo visto cos’è Uniswap, il token UNI e il suo impatto sulla rete ETH. Vediamo ora come fare uno scambio. Innanzitutto è necessario accedere tramite questo link ad Uniswap. Vedrete in alto a sinistra sulla pagina “Connect to a wallet”, e da lì potete scegliere quello che preferite. E’ necessario che sia un wallet web3, e io consiglio sempre MetaMask. Se non conosci MetaMask, fatti un favore e dai uno sguardo al mio articolo, perchè è un’estensione formidabile.
Selezioniamo MetaMask e inseriamo la password. (Attenzione, attenzione: fate sempre attenzione che il link di Uniswap sia quello corretto. Purtroppo i casi di phishing abbondano nel mondo crypto, e quando parliamo di applicazioni decentralizzate, se vi rubano i token non c’è speranza di recuperarli).
Una volta entrati, possiamo selezionare quale token vogliamo vendere e quale comprare. Ipotizziamo di voler scambiare 0.04ETH in cambio di DAI.
Come possiamo vedere, pagheremo commissioni pari a 0.00012 ETH, e il prezzo di DAI relativo a ETH aumenterà, per quanto di un importo molto ridotto dato che ovviamente è una transazione molto piccola. Se stessimo cambiando 4ETH anzichè 0.04, lo scostamento sarebbe più evidente.
Selezioniamo “Swap” e poi “Confirm Swap”, e Uniswap contatterà MetaMask, che si aprirà con i dettagli della transazione.
A questo punto potremo confermare un’ultima volta, la transazione verrà minata e nel giro di qualche minuto riceveremo DAI nel nostro MetaMask wallet.
Se avete l’occhio lungo, avrete notato che la transazione costa più di $3 – e un paio di giorni fa, eravamo sui $5. Questo è dovuto all’ingolfamento della rete ETH. E questa è anche la grande debolezza di un sistema come Uniswap: commissioni pari a 0,3%, e $3 minimo di costo fisso. Coinbase ha una commissione variabile di 0,5%, e Binance di 0.1% o meno -entrambe senza costi fissi. Finchè le transazioni con Ethereum rimarranno così care -e con care intendo al di sopra dei $0.50 massimo- Uniswap rimarrà una possibilità solo per transazioni molto corpose. Per l’utente medio che vuole cambiare qualche decina o anche centinaia di dollari di token, gli exchange centralizzati rimangono semplicemente migliori.
Cos’è Uniswap: i limiti
Uniswap è stata un’innovazione realmente notevole nel mondo crypto: ha portato i DEX, che già esistevano da anni, ad essere mainstream. Ha, tuttavia, due punti deboli abbastanza significativi (che condivide con la quasi totalità dei progetti DeFi).
- Le commissioni di Ethereum. Come sappiamo, Ethereum ha commissioni piuttosto elevate -soprattutto in periodi in cui il mercato è in crescita. Ciò significa che è impossibile utilizzare Uniswap per piccoli importi. A febbraio 2021, le commissioni per usare Ethereum sono spesso state al di sopra dei $50! La soluzione? Ethereum 2.0, con le modifiche strutturali che permetteranno commissioni molto più ridotte. Ma c’è da aspettare. Esistono delle alternative non costruite su Ethereum. Un esempio di DEX è PancakeSwap.
- Solo token ERC. Questo è sicuramente un limite: se si vuole ad esempio scambiare BTC con ETH, è necessario farlo su un exchange centralizzato. Esistono tuttavia progetti che ambiscono a integrare le differenti blockchain. Un esempio interessante è THORChain.
- Liquidità? Lo svantaggio per l’utente della nascita di così tanti DEX è che ciascuno ha i suoi liquidity pool. Il che significa maggiore price slippage e difficoltà a capire quale sia il tasso di cambio migliore per una determinata coppia. 1inch aggrega diversi DEX, sia su Ethereum che su BSC, e permette di capirlo in modo più rapido.
Conclusione
In questo articolo ho provato a spiegare cos’è Uniswap, i suoi vantaggi, le sue innovazioni – e le sue criticità. Rimane un’ultima valutazione di tipo qualitativo da fare: Uniswap è ad oggi l’exchange decentralizzato più usato in assoluto. Non è totalmente chiaro se gli exchange decentralizzati siano il futuro, ma sicuramente è un progetto da tenere sott’occhio.
Uniswap è un DEX, ma ormai ne sono nati a decine. In questo articolo raccolgo i DEX migliori in esistenza.
Se sei interessato a questo tipo di progetto, ti raccomando il mio articolo su Bancor. Se invece ti sei fatto ingolosire dall’airdrop e sei alla ricerca di qualche opportunità del genere, eccoti il mio articolo sul tema!
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.
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