Da ormai anni, i rischi di USDT sono al centro del dibattito sulle cryptovalute; da quando, nel 2017, in molti pensavano che al suo crollo sarebbe seguito il dissolvimento dell’intero ecosistema crypto. Arrivando alla fine dell’anno alla capitalizzazione di 2 miliardi, da molti vista come assurda. Oggi, 4 anni più tardi, siamo oltre i 70 miliardi. E USDT ha ammesso di detenere altri asset oltre ai dollari, che per anni erano stati (a loro dire) l’unico attivo. Ma cosa co’è nel bilancio di Tether? In questo articolo, proviamo a capire i rischi di USDT, e come funziona il loro modello.
Cos’è Tether? Cos’è USDT?
USDT è il token della blockchain Tether. Costruita su Ethereum, USDT è stata la prima delle stablecoin, ovvero quei token che tendono sempre a un valore fisso; nel caso di USDT, il dollaro americano.
Ma perché USDT dovrebbe tendere al valore di $1? Nella sua forma più semplice, una stablecoin tende a un valore determinato perché ha nelle sue riserve la valuta che sta seguendo. Se io voglio seguire il prezzo del dollaro e ho 1 miliardo di USDT in circolazione, dovrei detenere sempre un miliardo di dollari in banca a nome mio. In questo modo, sarà garantita l’equivalenza tra USDT e USD.
Questo è l’inizio: alcune stablecoin (USDC e BUSD) sono rimaste a quell’idea, altre sono passate a concetti di securitization e collateralization (DAI, USDX), e altre ancora hanno cercato di raggiungere un valore unicamente con domanda e offerta, le cosiddette stablecoin algoritmiche.
Ma a cosa serve una stablecoin, chiederete voi? All’inizio dell’era crypto, era l’unica maniera di detenere qualcosa di simile a fiat sui moltissimi siti che non permettevano depositi e ritiri fiat. Ora, nell’era DeFi, le stablecoin permettono di ottenere dei guadagni, tramite processi quali prestiti e offerta di liquidità agli exchange costruiti su AMM come PancakeSwap. Operazioni queste che avvengono sulla blockchain, e pertanto non possono essere portate a termine con euro o dollari tradizionali.
I rischi di USDT: e la trasparenza?
Bene. Tether trova questa necessità, e offre a tutti la possibilità di creare USDT sul suo sito. Il meccanismo è molto semplice: se depositi $100, ricevi 100 USDT. In qualunque momento, puoi poi ridepositare i 100 USDT (che vengono brucaiti) e riottenere indietro i tuoi $100.
C’è però un caveat: perché il giochino funzioni, deve esserci sempre la garanzia che Tether sia in grado di pagare chiunque. Ovvero che, se esistono $70 miliardi in USDT, esistano $70 miliardi di dollari nel loro conto bancario, immediatamente utilizzabili. E Tether per anni è stata molto recalcitrante a dare informazioni dettagliate sui suoi numeri, avendo anche dei problemi con la legge. Piccoli, per ora.
Del resto, se vedeste questo grafico della capitalizzazione di mercato di USDT, non sareste anche voi dubbiosi?
Ora, e forse anche a causa dell’enorme pressione mediatica subita nel corso degli anni, USDT rilascia degli aggiornamenti con la composizione del bilancio.
Cosa c’è nel bilancio di Tether? Prestiti, Obbligazioni, e parecchia carta
Qui abbiamo il bilancio di Tether, nello snapshop al 30 Giugno 2021. Andiamo a pagina 5, e troviamo questo.
Permettetemi di aiutarvi a leggerlo.
Del totale di 63 miliardi di asset, detenuti, circa il 10% ($6 miliardi) sono veri e propri depositi bancari. Abbiamo inoltre $15 di T-Bill, buoni di stato degli USA (quindi relativamente sicuri), e la bellezza di $32 miliardi di commercial papers e simili, ovvero cambiali e conti deposito. Tutti questi $46 miliardi, ovvero quello che non è cash, è (in teoria) facilmente vendibile, ma ad un tasso di sconto. Ovvero: se devi venderli dall’oggi al domani, il tuo valore di realizzo non sarà 100, ma 99 o 98.
Oltre a questo, ci sono $2.5 miliardi di prestiti (non sappiamo a chi), altri $5 quasi di obbligazioni e metalli preziosi (?) e $2 miliardi in altri prestiti (inclusi token digitali. Bitcoin? Non lo sappiamo).
Lo snapshot di bilancio poi spiega qualcosa di più sui commercial papers, e nel dettaglio i rating e le maturities. Non sappiamo nient’altro sulla natura o qualità di chi ha emesso questa carta.
Discussione
Da qui in avanti, tutto quello che dico è puramente un’opinione personale, e non costituisce consiglio né suggerimento.
USDT è più fiat della valuta fiat.
Una delle ragioni per cui la blockchain è nata è che le banche centrali hanno, nel corso degli anni, preso a stampare valuta in modo eccessivo e incontrollato. Il famoso passaggio dal Gold Standard, agli accordi di Bretton Woods e alla completa accettazione della parzialità delle riserve.
In passato, appunto sotto il Gold Standard, se un dollaro veniva messo in circolazione, la banca deteneva un dollaro in oro. Era possibile in qualunque momento riscattare l’oro corrispondente.
La crescita dell’economia, tuttavia, ha fatto sì che gli Stati abbandonassero questo modello, in favore di qualcosa di più flessibile: le riserve sono ora parziali, e composte da valute di altri Paesi e cose diverse dall’oro. USDT ha peculiarmente seguito lo stesso schema: dal garantire che fossero solo dollari, all’accettare progressivamente sempre più alternative, e sempre più differenti. Qual è il problema con questo?
Tether sta, con tutta probabilità, realizzando un profitto da questi asset. Perché detenere qualcosa differente dal cash, se non per ottenere un ritorno? E questo significa due cose: i rischi di USDT.
- Dove c’è ritorno, c’è rischio. Le cambiali possono non essere pagate, le banche possono fallire, le imprese possono rinegoziare le obbligazioni o andare in bancarotta, i metalli preziosi (?) possono scendere in valore
- Se accettiamo il rischio di fallimento (che è obbiettivamente piuttosto basso), un altro rischio: cosa succede se tutti pretendono di riavere indietro i loro soldi in contemporanea, in quello che si chiama un panico bancario? Tether deve vendere in fretta e furia, realizzando meno di quello che sarebbe il valore, per inviare il denaro a chi ne fa rischiesta. Potrebbe non essere sufficiente.
Conclusione: i rischi di USDT.
Tether, prendendo decisioni a mio parere discutibile, ha deciso di trasformarsi in un ibrido tra banca e banca centrale. Questo introduce maggior rischio nel sistema: un fallimento finanziario comporterà a questo punto un fallimento potenziale di USDT, che si rifletterà sui mercati blockchain. Insomma: il rendimento che si pappano crea ulteriore debolezza e dipendenda del mercato crypto da altri mercati, e altri fattori. Come può essere BTC un bene rifugio, se BTC è correlato a USDT che è correlato al sistema bancario?
In generale, il mondo crypto sta sperimentando gli stessi cambi del sistema monetario fiat. Con una differenza: avvengono ora in modo decisamente più rapido. Preoccupante, aggiungo. Dove ci porterà questa deriva? E: abbiamo tutti paura che l’intervento degli enti di regolazione tarpi le ali alla blockchain, ma siamo sicuri che non sia meglio che fare la fine di Icaro?
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.