Cos’è Ethereum, a cosa serve, Casper e i gattini

Quando si parla di Blockchain, immediatamente si pensa a Bitcoin: è la più vecchia, diffusa, conosciuta delle criptomonete. Esistono però migliaia di progetti, e ne nascono a decine ogni giorno. Se molti di questi progetti non avranno mai successo, altri hanno spunti interessanti. Uno dei progetti più noti è Ethereum. Oggi cercherò di spiegare cos’è Ethereum, come funziona, e alcune informazioni di base su acquisto e gestione dei token.

Cos’è Ethereum: una spiegazione tecnica (ma non troppo)

ethereum cos'è

Cos’è Ethereum? E’ una piattaforma basata su blockchain e sviluppata con il fine di gestire i cosiddetti smart contracts, ossia contratti intelligenti. Come nel caso di Bitcoin, il fatto che Ethereum si basi sulla tecnologia blockchain significa che i blocchi mantengono memoria di tutte le transazioni che avvengono sulla rete. In che modo, quindi, Ethereum si differenzia da Bitcoin?

Per spiegarlo in modo semplice, possiamo dire che Bitcoin è una moneta, mentre Ethereum nasce come una piattaforma per permettere la nascita di altre monete. Il cuore del concetto di Ethereum è infatti in quei misteriosi “smart contracts” di cui si parlava sopra: fondamentalmente, altri progetti possono utilizzare facilmente l’infrastruttura di Ethereum per creare i loro token, che prendono il nome di ERC-20. Qualunque transazione effettuata con questi token, pertanto, sarà effettuata sulla infrastruttura di Ethereum, garantendo un livello di fiducia maggiore per l’utilizzatore (dal momento che Ethereum è un progetto ben conosciuto).

L’utilità di Ethereum

Proviamo a fare un esempio. Supponiamo che una persona abbia un’ottima idea per creare una criptomoneta, ma gli manchino le conoscenze tecnologiche per farla. Ethereum nasce esattamente per questo: non è necessario creare tutto da zero, basta sfruttare ciò che già esiste. È come creare un sito web con WordPress anzichè scrivere tutto il codice a mano. Molti token importanti vivono sulla infrastruttura di Ethereum: tra gli altri BNB (Binance coin) e BAT (Basic Attention Token).

Ethereum è un progetto relativamente recente, essendo nato nel 2013 dall’idea di Vitalik Buterin, uno dei guru dell’ambito blockchain. La sua idea era partire da Bitcoin, imitarne la struttura a blocchi, ma concentrarsi specificamente sugli smart contracts. I punti di differenza cruciali rispetto a Bitcoin dovevano quindi risiedere in operaszioni di mining meno costose e in un numero di transazioni più elevato, condizioni necessarie per rendere l’adozione possibile.

Rispetto a Bitcoin, Ethereum si avvicina di più alla Turing completeness; per dirlo con parole semplici, Ethereum è in grado di adattarsi facilmente a tipi differenti di transazioni, mentre Bitcoin è costruita unicamente con lo scopo di essere una moneta di scambio. È poi un dato di fatto che Ether (la criptomoneta che esiste sulla piattaforma Ethereum) sia tra i token più comunemente accettati per pagamenti, data la sua diffusione; il suo scopo originario e fondamentale, però, non è di essere moneta ma piuttosto di permettere ad altre monete di funzionare.

Cos’è Ethereum? L’evoluzione della tecnologia

Si accennava che Ethereum è nata nel 2013, ben 5 anni più tardi di Bitcoin – un’ethernità (si perdoni la pessima battuta), in un mondo in continua evoluzione come quello delle criptomonete. Ciononostante, è arrivata -ed è stabilmente- al secondo posto su coinmarketcap per capitalizzazione di mercato (valore totale dei token in circolazione), arrivando più volte vicina a superare quella di Bitcoin (evento conosciuto con il nome di “flippening”, che in italiano si potrebbe provare a tradurre con “la Ribaltazione”). La prima versione stabile della piattaforma risale al 2015, con Homestead.

Nel 2016, una falla del sistema permise ad alcuni hacker di manipolare il codice di uno dei token che era stato creato sull’infrastruttura di Ethereum, chiamato The DAO, rubando diversi milioni di dollari. La comunità si divise: una parte considerava fondamentale cancellare questa operazione, in quanto fraudolenta, mentre l’altra parte non voleva cambiare la sacralità di blockchain e della sua immutabilità. Questa differenza di opinioni si risolse in uno scisma (o hard fork, volendo essere più tecnici) tra i più significativi della storia di blockchain. Ethereum come la conosciamo oggi decise di annullare l’operazione fraudolenta; Ethereum Classic continuò invece sulla vecchia strada. Oggi esiste rivalità tra le due infrastrutture, per il resto simili, ma Ethereum ha in questo momento una dimensione molto maggiore rispetto a Ethereum Classic.

Nel 2017, ciò che aveva finalmente acquisito il nome di “Ethereum” ha effettuato una nuova fork per migliorare la sua tecnologia e garantire che più smart contracts potessero esistere sulla piattaforma. Un’ulteriore miglioramento è avvenuto nel 2019, con Constantinople.

I numeri di Ethereum

Se è inutile parlare del valore economico di un token (è troppo volatile, per cui questo articolo diventerebbe obsoleto in poche settimane), è invece possibile parlare di altre caratteristiche fondamentali.
Guardando su coinmarketcap, la quantità di Ether in circolazione (circulating supply) è di poco più di 100 milioni. Ethereum funziona con un meccanismo di inflazione che, a differenza di Bitcoin, non è decrescente bensì stabile nel tempo: ogni anno un certo quantitativo di Ether vengono aggiunti al sistema tramite mining, e questo quantitativo non tende a zero come nel caso di Bitcoin.

Questo articolo mostra la differenza in termini di Transazioni Per Secondo (TPS): Ethereum è più rapido di Bitcoin, per quanto entrambi siano molto più lenti di altre criptomonete e dei circuiti tradizionali (Ethereum si attesta attorno alle 25 transazioni per secondo, contro le 45.000 dichiarate da VISA per esempio).

La scalabilità è uno dei punti cruciali dello sviluppo di tutte le cryptomonete, per cui possiamo immaginare che questi valori miglioreranno e di molto nel futuro prossimo. Una delle storie divertenti su Ethereum è quella dei gattini: nel 2017, alcuni sviluppatori crearono un’app basata su Ethereum, un giochino in cui era possibile scambiarsi virtualmente -appunto- dei gattini. Il successo di quest’applicazione fu notevole, arrivando a congestionare il network di Ethereum e sollevando seriamente per la prima volta il problema della scalabilità e delle transazioni per secondo. Se parli l’inglese, ti consiglio di fare un giro su reddit – la storia è parecchio divertente. Qui uno dei (molti) link.

Proof-of-work contro Proof-of-Stake e Casper

Ethereum, come Bitcoin, funziona con il meccanismo proof-of-work, ovvero attraverso il mining. Ho spiegato nel dettaglio il funzionamento del mining in questo articolo su Bitcoin, che ti invito a consultare se interessato. Il metodo proof-of-work causa un grande dispendio energetico, ed è considerato inefficiente e indesiderabile a causa dei costi di transazione relativamente alti. Per questa ragione, Ethereum vorrebbe spostarsi verso il meccanismo proof-of-stake. Cos’è per Ethereum la proof-of-stake?

  • Degli individui (i “validatori”, validators in inglese) bloccano (immobilizzano) una certa quantità di criptomoneta, in valori economicamente molto elevati dal momento che parliamo di diverse migliaia di euro al valore attuale.
  • I validatori permettono all’infrastruttura di funzionare, ma la ricompensa che ottengono in cambio è inferiore (dato che anche il loro contributo di potenza computazionale è inferiore).
  • Questo fa si che la proof-of-stake sia molto più efficiente della proof-of-work per quanto riguarda il consumo di elettricità, e di conseguenza permetta commissioni molto più contenute.
    Il rischio fondamentale della proof-of-stake è che l’infrastruttura è meno stabile. Questo articolo (in inglese, purtroppo) lo spiega molto bene: viene meno l’incentivo a “minare” sulla migliore delle infrastrutture, il che può potenzialmente causare attacchi all’infrastruttura. È questo problema che ha sempre trattenuto le criptomonete dal passare a POS – Ethereum compresa.

Casper è la risposta di Ethereum al problema generato dalla POS. Evitando tecnicismi, Casper crea un incentivo al validatore a seguire la catena principale -ovvero, ad evitare un attacco- punendolo (facendogli perdere i suoi fondi) nel caso agisca in maniera dannosa. Si parla di Casper da oltre due anni, e la sua implementazione -si suppone- dovrebbe arrivare presto. Questo articolo parla di Ethereum 2.0, accennando le tempistiche di rilascio.

Acquisto e gestione di Ether

Abbiamo in passato raccontato come si fa a comprare Bitcoin. Per Ether, il discorso è iguale: si può utilizzare lo stesso identico processo. Il vantaggio fondamentale di Ether rispetto a Bitcoin è che il costo di transazione è inferiore. Questo permette di trasferire più facilmente i fondi: si ricordi che le commissioni su Blockchain non sono pagate in percentuale all’importo trasferito (come nel caso di Mastercard o Paypal), ma in un importo fisso e determinato in base al peso della transazione e alla congestione della rete.

Ipotizziamo che hai comprato Ether, sei tutto contento, lo vedi lì sul tuo exchange. Un amico ti manda una notizia: si parla di Bitgrail, un sito (italiano!) che un anno e mezzo fa ha dichiarato la sua insolvenza e tutti i soldi al suo interno sono rimasti bloccati. Orrore! Ecco quindi a cosa serve e cos’è un wallet: un portafoglio dove mettere al sicuro le nostre cryptomonete. Scriverò a breve un altro articolo per spiegare il processo – per ora, se hai un minimo di conoscenza dell’inglese, puoi cercare MyEtherWallet su Google, il sito che uso da anni e di cui mi fido di più – tutto gratuito.

Come funziona e cos’è un trasferimento di Ethereum

Come funziona e cos’è un trasferimento di Ethereum? Ogni wallet ha un identificativo, chiamato “Address” (indirizzo) e concettualmente analogo a un IBAN bancario. Questo “address” inizia sempre con “0x” ed è parecchio lungo. Attenzione: verifica dieci volte di averlo copiato correttamente. Se invii i fondi a un indirizzo non corretto, questi andranno irrimediabilmente perduti. È impossibile infatti risalire al destinatario. Una volta che l’infrastruttura approva il pagamento, non si torna indietro. Il mio consiglio è questo: prima di trasferire un quantitativo ingente di Ether, se è la prima volta che lo fai, manda una piccola quantità e verifica che arrivi correttamente, per assicurarti di star utilizzando l’indirizzo corretto.

Ogni transazione ha un costo, che si chiama “gas” (benzina). L’utente può liberamente impostare il valore che preferisce in GWEI per il quantitativo di Gas richiesto. Il sito https://ethgasstation.info/ permette di verificare qual è il costo corrente di una transazione, dato che questo dipende dal momento: più transazioni competono per l’attenzione dei miners e più il prezzo aumenta, e viceversa. Il costo del gas si calcola in GWEI, ovvero un miliardesimo di Ether.

Il costo di una transazione con Ethereum

In questo momento, è possibile assicurarsi che una transazione arrivi a destinazione in meno di due minuti pagando circa 2.6 centesimi di dollaro – un importo molto ridotto, rispetto tanto alle banche tradizionali e a Paypal quanto a Bitcoin. Mediamente, una transazione impiegherà 27 secondi, se si accetta di pagare 5 GWEI. Se non si ha fretta è possibile anche risparmiare, impostando 2 GWEI (un centesimo di dollaro). NON è consigliabile impostare valori inferiori: è possibile che la transazione impieghi ore per arrivare a destinazione, e probabilmente non ne vale la pena per risparmiarsi qualche frazione di centesimo di dollaro. Questo sito permette di sapere come impostare i valori in modo da accertarsi che il pagamento arrivi rapidamente a destinazione.

Ok, hai impostato il trasferimento, hai controllato cento volte, sei sicuro di aver fatto tutto giusto. Mandi i tuoi Ether. I minuti diventano ore: siamo sicuri che tutto sia andato bene? Se aspettare un paio di minuti è impossibile, abbiamo la soluzione per te: https://ethplorer.io/. Ethplorer permette di sapere a che punto è il trasferimento. Per farlo, è sufficiente inserire l’indirizzo del proprio portafoglio oppure il valore “tx” che viene mostrato appena inviata la transazione, e che funge da identificativo univoco.

Spero che abbia trovato questo articolo utile o almeno interessante per capire cos’è e come funziona Ethereum. Sono sempre alla ricerca di nuovi spunti per scrivere, per cui se hai domande specifiche sentiti libero di farmelo sapere nei commenti, e sarò felice di provare ad aiutarti!

Le alternative a Ethereum: NEAR Protocol

E per chi creda nell’idea alla base di Ethereum, ma pensa che le fees siano semplicemente troppo elevate? NEAR Protocol potrebbe essere la soluzione. NEAR è già riuscito a sviluppare lo sharding, potendo quindi processare le transazioni in parallelo anzichè sequenzialmente. Questo gli permette di arrivare fino a 100k transazioni al secondo. Parlo di NEAR protocol in questo articolo se vuoi approfondire il tema.

Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.

2 commenti su “Cos’è Ethereum, a cosa serve, Casper e i gattini”

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