Crypto in borsa? Chiaro: anche i grandi investitori tradizionali, nonostante le loro frequenti e diffuse dichiarazioni, vogliono accesso al mondo crypto. Però per molti di loro è più difficile: un fondo non può comprare e vendere quello che vuole, deve affidarsi a prodotti autorizzati. Comprare BTC su un CEX potrebbe non essere fattibile per tutti.
Ecco quindi come Wall Street specula su Bitcoin e sulle altre cryptomonete. Un avvertimento: niente di questo articolo è un consiglio di investimento. Personalmente, non detengo alcuno di questi titoli, né conto di volerne acquistare né vendere. A maggior ragione, se non siete un hedge fund, ci sono modi più facili per ottenere l’esposizione a BTC.
Crypto in borsa: come investono le banche?
Ipotizziamo di essere un grosso fondo di investimento, o un fondo pensione. Oppure semplicemente il dipartimento di investimento di una banca commerciale.
Queste istituzioni manipolano miliardi di euro per i loro clienti. Ora, esistono interi volumi dedicati unicamente a come funziona l’investimento in obbligazioni (che sono il più noioso degli investimenti al mondo), quindi ovviamente qualunque osservazione è una semplificazione.
In termini molto semplici, però, le banche tendono a cercare investimenti relativamente poco rischiosi e molto diversificati. Perché rischiare miliardi con operazioni rischiose, quando i bond AAA hanno un rendimento decente?
Alcuni fondi, però, sono più rischiosi. Altri sono disposti a dedicare una percentuale (piccolissima, sia chiaro) a investimenti molto rischiosi, tra cui le cryptomonete. Con un problema: (a seconda del Paese in cui si trovano, bla bla bla), hanno delle limitazioni su quale tipo di titoli possono comprare.
Ecco perché esistono alcuni titoli che offrono esposizione a crypto in borsa. Non necessariamente utili per i piccoli risparmiatori, ma sicuramente rilevanti per le banche.
Crypto in borsa: GBTC (Grayscale BTC Trust)
Il primo tipo di strumento che permette a Wall Street di speculare in Bitcoin è GBTC. Trattasi di un fondo che contiene esclusivamente Bitcoin: chi ne compra azioni, riceve indirettamente esposizione al BTC sottostante.
Fondamentalmente, possiamo pensare a GBTC come a una stablecoin: in teoria segue il prezzo del dollaro, e funge da tramite per ottenere l’esposizione a questo. In teoria: in pratica, come per le stablecoin, esiste un premio (o sconto), ovvero il valore può deviare da quello di riferimento.
Come mostrano i dati di The Block, il grafico risulta piuttosto interessante.
Infatti, si può osservare come storicamente il premio fosse elevato. Ha senso: le istituzioni erano in passato interessate a pagare di più, dato che per loro sarebbe altrimenti stato difficile comprare crypto.
Dal 2021, però, il premio è diventato negativo. GBTC vale meno BTC di quanto ne contiene. Ma perché?
Ci sono tante speculazioni sul perché GBTC valga meno di BTC: il costo (2% all’anno di commissioni), il rischio di fallimento, la mancanza di fiducia verso questo mezzo.
Una delle concause: da anni, Grayscale cerca di ottenere la conversione del suo fondo a spot ETF. Questo avrebbe conseguenze trascurabili per l’investitore, ma teoricamente importanti per ridurre il premio.
Microstrategy: la società che esiste per BTC
Un altro modo per di Wallstreet per investire in Bitcoin è guardare a Microstrategy. Si tratta di una società che forse faceva qualcosa che aveva a che fare con la tecnologia (almeno così pare dal nome).
Scherzi a parte: ormai da anni, Microstrategy è conosciuta principalmente (unicamente) per i suoi investimenti in BTC. Un totale di 122.000 e rotti BTC, per un controvalore di $3 miliardi (ad oggi, con BTC attorno a $25.000). Qui i dati della società secondo Google:
Un valore totale di $3 miliardi. Insomma: Microstrategy, ormai, è valutata unicamente per i BTC che ha a bilancio. (È ovviamente un po’ più complesso di così -ma nemmeno troppo più complesso).
La storia poi si infittisce: Michael Saylor, il CEO, è un Bitcoin Maxi che non parla più di tanto della società, e unicamente di BTC. Che è di per se cosa strana. E, recentemente, ha abbandonato il posto di CEO -le malelingue dicono per la cattiva performance delle azioni nell’ultimo periodo. Ovviamente, dato che non possono che seguire BTC.
Coinbase: l’esposizione tramite il CEX
Un altro modo scelto da qualcuno per entrare in crypto in borsa è Coinbase. Il CEX è stata la prima società completamente crypto ad essere quotata in borsa, sicuramente aprendo la strada e avvicinando i due mondi. Si tratta inoltre di un CEX con una buona reputazione, basato negli Stati Uniti e in circolazione da una decade (ere geologiche, in crypto-anni).
Insomma: tutto perfetto. No? No.
Coinbase è un CEX relativamente piccolo, con commissioni molto elevate rispetto ai leader del settore (Binance in particolare) e che ha sperimentato una diminuzione nel numero degli utenti. Da anni, ormai, sembra galleggiare e cercare disperatamente nuovi prodotti, ma senza riuscire a trovare l’home run in un settore competitivo come pochi. Per quelli a cui piacciono, qui ho dato un’occhiata al bilancio di Coinbase.
Coinbase rappresenta un CEX (non il più forte), laddove i CEX rappresentano una parte (non la più rilevante) dei modi per comprare crypto. Insomma: un profilo di rischio diverso (e lo dimostra il fatto che la volatilità di Coinbase ha superato quella di BTC, e notevolmente!)
Insomma: liberi di pensare che Coinbase sia o non sia una società interessante, ma usarla come proxy di Bitcoin è a mio parere assurdo.
Crypto in borsa: e poi c’è Musk…
L’ultima modo in cui alcuni cercano esposizione a crypto in borsa è seguire Elon Musk, e in particolare Tesla. La società di automobili elettriche, infatti, ha in passato deciso di mantenere una certa quantità dei propri fondi in BTC.
Qui non è come per Microstrategy: Tesla è una società enorme, che ha un prodotto oggettivamente conosciuto. E per quanto la crescita parabolica degli ultimi 2 anni ha fatto gridare a molti alla bolla, è oggettivo che il valore di Tesla sia al di là dei BTC che ha in pancia.
Questo, poi, al netto dell’ambiguità di Elon Musk.
Amato da alcuni, odiati da altri, il miliardario ha ormai la consapevolezza di poter dire e fare un po’ quello che gli pare. E da anni, ormai, ha scelto Dogecoin come sua coin preferita. Ha ammesso di averne comprato e ha dichiarato che i suoi business accetteranno presto pagamenti in Dogecoin.
Questo atteggiamento ha sicuramente contribuito alla crescita di Dogecoin, che è passata da memecoin a qualcosa che, contraria a qualunque buonsenso e previsione, potrebbe avere un effettivo utilizzo.
Conclusione: crypto in borsa
Questo articolo parlava di come Wall Street specula su Bitcoin, elencando alcune delle scelte più popolari che hanno a disposizione. Ciascuna ha i suoi pro e contro, e può offrirsi a strategie più o meno aggressive.
Come detto: non ho posizioni lunghe né corte in alcuno di questi strumenti. Non consiglio né sconsiglio nulla.
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.