legge riciclaggio in europa

Legge Riciclaggio in Europa: transazioni crypto

Il 31 Marzo 2022, la legge sul Riciclaggio in Europa per le transazioni crypto è stata approvata dal Parlamento Europeo. La decisione ha sollevato molte proteste, essendo considerata da molti eccessivamente stretta. Ovviamente è fondamentale regolare il mondo crypto, però senza deprimerne le potenzialità in un mercato globale.

Mi sono letto la bozza (reperibile a questo link), e provo a dire la mia. In breve: mi sembra una legge eccessivamente limitante per l’Europa, che limiterà l’interesse delle società crypto a offrire le loro piattaforme in Europa.

Personalmente, trovo questa legge parte di un trend preoccupante. Sembra esserci una sorta di demonizzazione delle cryptomonete; ad esempio, viste come lo strumento di evasione delle sanzioni da parte della Russia.

Legge Riciclaggio in Europa: cosa dice la legge?

La legge Riciclaggio in Europa si basa su due colonne fondamentali.

  • Richiede l’identificazione di tutte le transazioni inviate, a prescindere dall’importo (anche €1, mentre per la valuta fiat questo accade sopra i €1.000
  • Informare le autorità di tutte le transazioni crypto dal valore superiore a €1.000

Come riportato da Coindesk, il problema è particolarmente grave per i wallet che sono self-hosted (o non hostati), come ad esempio gli hardware wallet. Da anni su questo blog parliamo della necessità di mantenere i propri token su wallet non-custodial, per ragioni di sicurezza. Questa legge sembra suggerire agli utenti di lasciare i propri token sul CEX dove li ha comprati.

La legge è stata duramente criticata (vediamo sotto) perché è più restrittiva che nel caso del contante, il vero mezzo utilizzato da chi non vuole essere rintracciato. Infatti, ogni transazioni effettuata su blockchain (con pochissime eccezioni delle privacy coin) è registrata per sempre, e rende possibile per chiunque vederla e accertarla. Il contante è viceversa completamente fungibile e impossibile da rintracciare.

La premessa: crypto = male

Il problema fondamentale è però il cappello introduttivo della legge, che mostra la poca, poca comprensione del mezzo da parte del legislatore. Cito testualmente dalla bozza condivisa poco sopra.

the possible anonimity […] make crypto-assets particularly suitable for criminals seeking to carry out illicit transfers across jurisdictions and operate beyond national borders.

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La legge sul riciclaggio in Europa parte quindi dal presupposto (introdotto e sottolineato all’inizio) che le cryptomonete sono adatte a nascondersi. Sapete cos’è adatto a nascondersi, a operare nell’illegalità al di là dei confini nazionali? IL CONTANTE.

È comprensibile che ci sia il desiderio di regolare uno strumento nuovo. È estremamente importante limitare l’illegalità e costringere l’uso delle cryptovalute in un modo accettabile. Ma una legge del genere discrimina il mezzo, cercando di limitarne l’uso più che di renderlo più sicuro.

Questo cappello introduttivo sempra semplicemente scritto da qualcuno che ha letto un paio di articoli su un giornale che parlava di Bitcoin e Silk Road, o che ha visto un paio di film con spacciatori che ricevevano i pagamenti in contanti Bitcoin. Poi sulla legge possiamo anche discutere; ma spiegare la ratio delle limitazioni da quel punto di vista è assurdo, e mostra scarsa comprensione del mezzo.

Ogni transazione tramite Bitcoin (e ci sono alcune piccole differenze tra le cryptomonete, ma in generale e con poche eccezioni per tutte) è sempre, per sempre e da chiunque rintracciabile sulla blockchain. In modo seminanonimo (non è associato il nome e cognome) -ma sarebbe teoricamente possibile seguire le transazioni a ritroso e ricostruire il flusso di un trasferimento illecito.

Legge riciclaggio in Europa: i rischi

Quali sono i rischi e le conseguenze di questa legge sul riciclaggio in Europa? A mio parere tre: l’allontanamento delle piattaforme crypto, la compressione delle libertà personali, e molte cattive abitudini di storage.

Il CEO di Coinbase ha pubblicato una serie di tweet parlando di questa legge. Questa la chiosa.

Quello che suggerisce, ma non dice, è che questa legge limiterà il desiderio delle società crypto di rimanere in Europa. L’identificazione di ciascuna transazione in entrata e uscita da self-hosted wallets implica costi e burocrazia per l’exchange. Questo potrebbe convertirsi in una fee di deposito da pagare per gli utenti, o addirittura nell’abbandono dell’UE da parte di alcuni exchange.

In secondo luogo, c’è il tema della limitazione della privacy. Personalmente, questo tema è quello che meno mi interessa, dato che non effettuo transazioni illecite e quindi tendenzialmente non mi dà fastidio che mi si monitori. So che in molti nel mondo crypto hanno un’idea diversa, ma questo mi interessa meno.

Infine, la cattiva igiene che questa legge imporrà. Per paura, scarsa comprensione o altro, quanti utenti lasceranno i loro token sull’exchange centralizzato dove li hanno comprati, esponendosi al maggior rischio di exit scam, furti o hack. Vedasi sempre il caso Bitgrail per referenza.

Conclusione: è una legge punitiva

La mia conclusione personale è che questa proposta di legge (che verrà con tutta probabilità approvata a livello continentale) è punitiva nei confronti delle cryptomonete, perché parte dal presupposto che sono strumenti atti a comportamenti illegali. Limita l’uso delle cryptomonete più ancora delle valute fiat, e pone un grosso freno all’innovazione tecnologica in Europa.

Io sono personalmente molto d’accordo con la necessità di regolamentare questo mondo, ma mi sembra importante far scrivere la leggi a persone con una profonda conoscenza di questo mondo. In fondo, ad esempio, una legge sulle riserve che una banca deve detenere coinvolge persone che hanno molta esperienza nel mondo finanziario. Così non è stato per questa legge, e il risultato è triste.

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