Con la crisi finanziaria nata con il coronavirus, molti millennials hanno iniziato a investire nei mercati azionari. E’ poca, però, la chiarezza su un tema cruciale: come funzionano le tasse sugli investimenti in Italia? In molti pensano che su piccoli importi non sia necessario dichiarare – niente di più sbagliato. Comprando azioni, sia su un broker e sia tramite una banca, questi titoli sono mantenuti a nome e per conto nostro, il che vuol dire che sono facilmente rintracciabili. E sappiamo che anche errori di pochi euro possono costare multe importanti. Come dichiarare?
Tasse sugli investimenti in Italia: le aliquote
In Italia, l’aliquota per i redditi finanziari è del 26% per qualunque attivo, con l’eccezioni di buoni statali, postali e altre classi considerate più interessanti dallo stato. Questi titoli sono generalmente tassati al 12.5% (ma offrono anche rendimenti sostanzialmente inferiori rispetto alle altre classi di titoli).
Tasse sugli investimenti in Italia: plusvalenze, minusvalenze, dividendi e cedole
Innanzitutto, sono fondamentali alcuni concetti di base per potere parlare del fisco a ragion veduta.
I due tipi principali di investimenti che andremo a vedere sono azioni e obbligazioni. Se ti interessano di più le cryptomonete, puoi dare un’occhiata a questo altro articolo per la loro tassazione.
Azioni
L’investimento in azioni è semplice: si compra una percentuale di un’impresa, avendo diritto a una percentuale sugli utili (dividendi). Inoltre, l’azione può inoltre salire o scendere di prezzo, generando rispettivamente plusvalenze o minusvalenze.
L’aliquota per i redditi finanziari in Italia è del 26%.
Questa aliquota va pagata a fine anno su plusvalenze e minusvalenze realizzate, e sui dividendi. Ciò significa che NON è necessario dichiarare plusvalenze o minusvalenze non maturate al 31 dicembre.
Facciamo alcuni esempi.
Plusvalenza su un’azione
Comprate un’azione dell’impresa X a €100. Quest’azione vi garantisce un dividendo annuale di €5, e 31 dicembre il suo valore è €120. Quanto dovete pagare?
La risposta è il 26% di €5, ovvero €1,3.
E’ vero che il valore dell’azione è aumentato, ma visto che non l’avete venduta, non dovete pagare niente per la plusvalenza.
Altro esempio: comprate la stessa azione a €100, ottenete lo stesso dividendo di €5 e vendete l’azione a Ottobre per €110.
In questo caso dovrete pagare il 26% di €5, e in più il 26% di €10 (110-100), ovvero la plusvalenza realizzata.
Minusvalenza su azione
Lo stesso discorso, al contrario, vale sulle minusvalenze, ovvero sulle diminuzioni di valore. Facciamo gli stessi esempi.
Comprando la stessa azione a €100, con lo stesso dividendo di €5. Se al 31 dicembre non avete venduto l’azione e il suo valore è sceso a €90, le vostre tasse saranno sempre di €1,3.
Se viceversa la vendete prima del 31 Dicembre a €80, pagherete gli €1,3 di tasse sul dividendo, e riceverete un credito di imposta pari a €5,6 (il 26% di 100-80).
Il credito di imposta da minusvalenza va dichiarato, e può essere recuperato nei successivi 4 periodi di imposta: se nell’anno successivo otterrete una plusvalenza, potrete scontare quei €5,6 dalle tasse che verrà a generarvi, fino ad azzeramento (attenzione: solo per lo stesso tipo di imposta, ovvero una minusvalenza può essere usata solo per compensare una plusvalenza!)
Obbligazioni
Il discorso fatto per le azioni vale in modo molto simile anche per le obbligazioni.
Un’obbligazione è un titolo di debito, ovvero un prestito che state facendo a un’impresa. In quanto tale non dà diritto a percentuali sull’utile, ma a un tasso di interesse (trimestrale, semestrale, annuale in base all’emittente).
Nonostante queste differenze, anche un’obbligazione può generare due tipi di profitto: plusvalenze (o minusvalenze) e interessi.
Una plusvalenza (minusvalenza) è generata quando l’obbligazione è ceduta prima della scadenza a un prezzo maggiore (minore) rispetto a quello di acquisto. Il suo trattamento fiscale è affine a quello di plusvalenze e minusvalenze su titoli azionari.
La cedula è l’interesse corrisposto all’investitore. Ad esempio, un’obbligazione che viene comprata a €100 e corrisponde una cedula del 5% all’anno pagherà €5. Questi €5 saranno tassati al solito 26%, generando un’imposta pari a €1,3.
Tasse sugli investimenti in Italia: titoli esteri
Quanto detto vale per titoli italiani. Come funziona però per titoli di altri paesi?
La risposta semplice è che è necessario pagare le imposte in ciascuno dei due paesi, a meno che esistano trattati tra i due paesi.
L’esempio più interessante e rilevante è per azioni americane.
In America le tasse sulle plusvalenze sono del 30% se il titolo è tenuto per meno di un anno, dello 0% altrimenti (e verrebbe da dire, beati loro!). Le tasse sui dividendi sono del 30%.
Un Italiano che compra un’azione americana, in virtù dei trattati in vigore, non paga tasse in US sulle plusvalenze (anche se l’azione è mantenuta per meno di un anno!), mentre paga il 30% sui dividendi. Le tasse sui dividendi sono quindi ben del 56%, mentre quelle sulle plusvalenze sono del 26%.
La maggior parte dei broker, tuttavia, si preoccuperanno di trattenere alla fonte le tasse dovute in paesi esteri. Ciò significa che tratterranno automaticamente il 30% dovuto sul dividendo. Voi dovete preoccuparvi comunque della dichiarazione in Italia!
Tasse sugli investimenti in Italia: come dichiarare
Le tasse sugli investimenti in Italia vanno dichiarate l’anno successivo a quando il provento si è manifestato nel quadro RM del modello unico. Sorprendentemente, è relativamente semplice capire come suddividere dividendi, plusvalenze e minusvalenze, cedule e via discorrendo, se avete un minimo di affinità con il fisco.
Conclusione: tasse sugli investimenti in Italia
Il Legislatore ha optato per un’aliquota uguale quasi per tutti gli attivi finanziari, il che è positivo, dato che semplifica i calcoli. Tuttavia, il mondo finanziario è in continua evoluzione, e la legge può essere lenta ad adeguarsi. Un esempio? Le tasse sulle cryptomonete, che sono pari a zero (a patto di non averne in quantità molto rilevanti). Se ti interessa, qui trovi una spiegazione sul tema fiscale per le cryptomonete.
Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria nè fiscale di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria o fiscale.
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