Tassazione Bitcoin: è necessario dichiarare?

Uno dei punti meno chiari in assoluto sulle cryptomonete è quello del fisco: come funziona la tassazione di Bitcoin, Ethereum et similia? In che modo è necessario dichiarare? Ho deciso di scrivere un breve articolo con la risposta. Attenzione: le normative fiscali sono soggette a continuo aggiornamento, quindi nel dubbio consulta il tuo commercialista!

Perchè la tassazione di Bitcoin è complessa?

Uno dei motivi cruciali per cui il legislatore italiano fatica a prendere una posizione definitiva è la natura ibrida delle cryptomonete. Bitcoin è una moneta, un’asset finanziario, nessuno dei due? Ciascun paese prende decisioni autonome.

Un altro punto cruciale è la natura della compravendita di cryptomoneta: può essere acquistata come investimento, per utilizzarla, o per l’effettuazione di trading. Non è perfettamente chiaro se questa natura rilevi, e fino a che punto sia importante ai fini fiscali.

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In Italia, il Bitcoin è una moneta

In Italia, il TAR del Lazio ha confermato a Marzo 2020 che Bitcoin si configura come valuta straniera. Questo ha una rilevanza importante per i privati: non è necessario dichiarare plusvalenze, a patto che l’importo totale detenuto non superi i 51.000 euro per 7 giorni consecutivi.

Questo significa che un privato, a patto di non superare la barriera dei 51.000 euro, non dovrà dichiarare il possesso nè le plusvalenze realizzate al momento della vendita.

In caso si superi la soglia, sarà necessario dichiarare nel modello unico – l’aliquota sulle plusvalenze finanziarie è sempre il 26%. Quindi, se sapete che siete al limite, prestate attenzione!

Trading vs investimento e tassazione di Bitcoin

C’è un’ulteriore complicazione nella tassazione di Bitcoin rispetto a quanto appena dichiarato: se siete dei trader, quanto detto prima perde valore e sarete costretti a dichiarare. Come spiegato da questo articolo, la situazione è infatti differente per i proventi e perdite generati tramite CFD, contratti per differenza.

Molti siti di trading permettono l’acquisto di cryptomonete e molti altri strumenti finanziari attraverso CFD, ovvero senza acquistare l’asset sottostante. Fondamentalmente, il broker accetta di fare da controparte dell’operazione, pagandovi la plusvalenza o deducendovi la minusvalenza realizzate al momento dell’acquisto.

Quando l’acquisto avviene su un exchange come ad esempio Coinbase, il legislatore non lo considera trading. Quando avviene su un broker (eToro, per menzionarne uno in particolare), non è detto che stiate comprando l’asset sottostante, specialmente se state utilizzando leva. In questo caso dovete andare a spulciare tra le righe per capire se sarà sottoposto o meno a tassazione.

Personalmente, consiglio di evitare di acquistare Bitcoin tramite broker, e passare per un exchange. Così facendo, la finalità di investimento è probabilmente più facile da dimostrare in caso di cambi di leggi in futuro. Io considero Coinbase l’exchange più affidabile, ne parlo qui.

Conclusioni: occhio!

Il tema fiscale è sempre estremamente delicato, e consiglio caldamente di rivolgersi a un professionista del settore per evitare grattacapi -specialmente nel caso di importi rilevanti. Inoltre, è importante stare sempre sul pezzo in modo da evitare problemi legali, e la legge cambia in continuazione.

tl/dr: la tassazione su Bitcoin e altre cryptomonete è nulla a patto che non superiate i 51.000 euro per 7 giorni consecutivi in un anno solare, e che oggetto dell’acquisto sia l’asset e non un contratto per differenza.

Altre domande sulla tassazione? Prova a leggere questo articolo.

Disclaimer: il contenuto dell’articolo è un’opinione, e ha unicamente fini informativi. Non intende fornire consulenzia finanziaria di alcun tipo. Consulta un professionista certificato per ottenere consulenza finanziaria.

2 commenti su “Tassazione Bitcoin: è necessario dichiarare?”

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