E’ notizia di ieri, 8 Novembre 2020: Cred è in bancarotta. Il famoso sito CeFi ha infatti fatto richiesta del Chapter 11, ovvero il nome americano che indica l’insolvibilità dell’azienda. Proviamo a capire perchè Cred è in bancarotta, e che impatto questo abbia sugli altri concorrenti CeFi: possiamo fidarci?
Perchè Cred è in bancarotta?
In questo articolo di coindesk è possibile visualizzare il documento con cui Cred ha dichiarato bancarotta. Quello che si nota immediatamente è che l’azienda statiunitense dichiara attività per 50-100 milioni, e passività per 100-500 milioni: chiaramente, più soldi sono usciti di quelli che sono entrati. Ma la ragione non è chiara, e al momento non ci sono spiegazioni ufficiali da parte di Cred. Gli ultimi messaggi condivisi su Twitter dall’impresa risalgono a una decina di giorni fa, quando avevano annunciato un qualche problema legato ad attività fraudolenta.
Ora, è ovviamente impossibile avere risposte sull’effettiva natura del problema. Potrebbe effettivamente essere una frode, e il Chapter 11 un tentativo di proteggere gli investitori.
Tuttavia, da persona che è all’interno del mondo crypto da un po’ di tempo, tutto ciò mi ricorda molto da vicino quanto successo con Bitgrail nel 2018 – avevo parlato di Bitgrail qui. Il blocco di depositi e prelievi, la colpa data a qualcuno all’esterno per qualche errore non specificato – le storie si assomigliano.
Cred ha condiviso alcune FAQ sul tema della bancarotta -a mio parere quasi innervosenti per quanto sono brevi, e fondamentalmente non spiegano niente a un utente medio che non ha alcuna idea di come funzioni un Chapter 11.
Ma quindi gli altri siti CeFi sono sicuri o no?
Non avevo mai parlato di Cred su questo blog, non considerandolo un nome particolarmente conosciuto o interessante nell’industria. Personalmente non l’ho mai usato, e non avevo nemmeno creato un account su Cred. Ma come utente di BlockFi, Nexo e Celsius, il dubbio deve venirmi. Questi siti sono sicuri?
Partiamo da un concetto basilare: not your keys, not your coins. Questi siti CeFi offrono ritorni estremamente generosi, ma il costo da pagare è che i nostri token non sono in mano nostra. Dove sono non lo sappiamo. Il vantaggio è che i ritorni che ci offrono sono superiori al mondo DeFi, e richiedono meno conoscenza tecnica del mercato. Sono soluzioni più adatte a chi ha pochi soldi investiti in crypto, e a chi non a tempo nè voglia di capire come questo mondo funziona.
Tutti questi siti dichiarano sempre di offrire assicurazione. A noi è comunque impossibile sapere quali rischi siano coperti in quell’assicurazione -gli utenti registrati a Cred probabilmente riceveranno una frazione dei soldi che avevano investito.
Che fare quindi? La risposta a mio parere è semplice: se avete paura che questi siti falliscano, non utilizzateli o togliete i vostri fondi. Il rischio di fallimento, come ho detto più e più volte, non è nullo. Non farete in tempo a togliere i vostri token prima che falliscano, se ci dovessero essere dei problemi.
Viceversa, se siete disposti ad accollarvi questo piccolo ma presente rischio di fallimento, dividete i vostri asset tra più di un sito (io ho scelto Nexo e Blockfi – vi link i tre articoli: Articolo du BlockFi, Articolo su Nexo). E’ improbabile che falliscano tutti e tre allo stesso tempo. Inoltre, non depositate in questi siti la totalità delle vostre monete, ed evitate a tutti i costi di indebitarvi per comprare token da depositare su questi siti!
Purtroppo, il mondo CeFi è intrinsecamente rischioso: le imprese devono lottare per offrire i tassi di interesse più alti agli investitori e i più bassi a chi prende a prestito, e non riuscire ad essere competitivi significa essere buttati fuori dal mercato.
Pingback: Come mantenere Bitcoin al sicuro: dove si rischia meno? - CryptoEccetera
Pingback: Guida sulle cryptomonete. Da dove iniziare? - CryptoEccetera
Pingback: Cos'è CeFi? Crypto che dà interessi - CryptoEccetera